Papà competenti

Nel 1975 lo psicologo Michael Lamb ha definito i padri come “coloro che contribuiscono allo sviluppo del bambino ma sono dimenticati”.

Effettivamente, si tende a parlare molto delle madri e poco dei padri: io stessa nei miei post tendo a parlare più frequentemente delle mamme e del loro rapporto con i bambini! Ultimamente, tuttavia, assistiamo a iniziative che mirano a coinvolgere maggiormente i padri nell’educazione dei figli attraverso gruppi, associazioni, incontri, dibattiti.

Si sa che le madri instaurano con i propri figli un rapporto privilegiato ancor prima della nascita, ma possiamo farci due domande.

I padri sono competenti come le madri nel prendersi cura del bambino?

Contribuiscono davvero al suo sviluppo?

Possiamo affermare che la maggior parte dei padri sono assolutamente competenti: gli studi ci dicono che i padri sono in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni dei figli, sanno consolare e confortare, sono capaci di rappresentare basi sicure per le esplorazioni dei loro bambini.

I padri, al giorno d’oggi, di solito passano più tempo con i figli rispetto al passato e sono molto più coinvolti, soprattutto dopo il primo anno. Trascorrono la maggior parte del tempo a giocare con i bambini e possono contribuire positivamente allo sviluppo dei loro figli quando (e se) prendono parte attivamente all’educazione del bambino e mettono in pratica le loro competenze. Le ricerche dicono che i padri sono coinvolti in modo elevato con i bambini, manifestano attitudini più positive nei loro confronti soprattutto se hanno una relazione positiva con la madre del bambino e quando quest’ultima lo incoraggia a diventare un fattore importante nella vita del piccolo.

Il padre deve esercitare il proprio ruolo all’interno della famiglia, un ruolo multisfaccettato che non si esaurisce in quello (comunque importantissimo) del “compagno di giochi” del bambino:

  • ha il compito fondamentale di sostenere la donna affiché possa svolgere al meglio il proprio ruolo di madre, aiutandola a ritrovare se stessa come donna e a separarsi gradualmente da un rapporto di fusione con il bambino nel quale non si percepiscono bene i confini tra le due persone e personalità;
  • deve essere una figura sicura e autorevole (non autoritaria) in grado di instaurare una relazione sana, ricca e positiva con i propri figli;
  • deve essere presente nella vita della famiglia e partecipare con coinvolgimento emotivo a tutte le situazioni che in essa si vivono;
  • può e deve contribuire materialmente aiutando la madre nell’accudimento del figlio: cambiare il pannolino, dare il biberon, portare il passeggino/marsupio/fascia… perché forse, finalmente, i padri oggi sono più liberi di esercitare questi compiti che in passato erano giudicati come poco “maschili”.

Quindi... non dimentichiamoci dei papà che, nella maggior parte dei casi, rappresentano una risorsa importantissima per l'educazione e lo sviluppo dei bambini.

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