Per una scuola creativa

Parte 1

Se ascolto, dimentico.

Se vedo, ricordo.

Se faccio, capisco.

Confucio

Se ripensate agli anni che avete trascorso a scuola, che cosa vi viene in mente?

Probabilmente ripenserete alle verifiche e alle interrogazioni, ai voti, alle lezioni noiosissime di un insegnante e a quelle invece interessanti di un altro.

Sappiamo tutti che, purtroppo, la scuola italiana tende tutt'oggi ad essere troppo spesso poco stimolante: le lezioni sono eccessivamente frontali e cattedratiche, il docente insegna mentre gli studenti ascoltano e ripetono, i ragazzi si annoiano, non sono motivati e alcuni arrivano addirittura ad abbandonare la scuola (ma non dimentichiamo che fortunatamente esistono scuole eccezionali e ragazzi altrettanto eccezionali!).

Ad ogni modo, se un bambino o un ragazzo si annoia e non ha interesse verso la scuola è importante cambiare rotta: il docente realmente attento alla classe e alle necessità di ogni singolo alunno a lui affidato deve cambiare prospettiva e deve modificare il proprio modo di insegnare. La chiave per il successo nell’insegnamento e, di conseguenza, nel successo scolastico degli studenti sta in una parola: creatività.

Che cosa significa “creatività” a scuola?

Essere creativi a scuola significa attuare strategie di insegnamento che facciano leva sugli interessi degli studenti e che li rendano protagonisti e attori del proprio processo di apprendimento: “sporcarsi le mani”, sperimentare, giocare, utilizzare le tecnologie. In parole povere quello che tutti noi conosciamo come “imparare facendo”, il “learning by doing” che ci riporta all’Attivismo pedagogico e ai metodi educativi attuati ad esempio da Maria Montessori o da Baden Powell (il fondatore del metodo Scout).

Ma che cosa si può fare concretamente?

Cooperative Learning

L’apprendimento cooperativo è una metodologia di insegnamento che si basa sull’apprendimento in piccoli gruppi.

L’insegnante predispone l’ambiente di apprendimento ed esercita il ruolo di facilitatore del processo, mentre gli studenti sono coinvolti attivamente nel lavoro di gruppo, collaborano e cooperano risolvendo problemi per raggiungere obiettivi comuni. Essi sono responsabili del proprio apprendimento ed è dimostrato che questa metodologia, tra i tanti vantaggi, migliora appunto l’apprendimento e fissa a lungo nella memoria quanto imparato.

Giocare

Il gioco andrebbe sempre affiancato alla normale attività didattica perché è uno strumento validissimo per raggiungere obiettivi a molteplici livelli: cognitivo (memorizzare, categorizzare, associare, capire i concetti), psicomotorio (sviluppare la motricità e la coordinazione occhio-mano), affettivo (imparare a rapportarsi con gli altri, a gestire le proprie emozioni). E quando giocano gli studenti si divertono!

Nella mia esperienza vedo che il gioco è in genere utilizzato nella scuola primaria per l’insegnamento delle lingue straniere e della matematica, con l'ausilio ad esempio delle flashcards oppure della LIM (Lavagna Interattiva Multimediale); io ho recentemente ideato e utilizzato delle carte-gioco per aiutare un bambino sordo a ricordare alcuni concetti di storia. Ogni insegnante può inventare giochi didattici con l'aiuto della fantasia!

Leggere ciò che piace

Gli studi e le ricerche confermano che chi legge tanto e spesso legge meglio e che la lettura è strettamente connessa con la capacità di scrivere bene e di esprimersi in maniera ricca, variegata e corretta. Ma, purtroppo, troppo spesso bambini e ragazzi non amano leggere, si sentono costretti a leggere dai loro insegnanti e trovano i libri noiosi.

La lettura dovrebbe essere un momento piacevole, basata sugli interessi degli alunni: anziché imporre un libro, gli insegnanti possono lasciare a disposizione di bambini e ragazzi una parte di tempo da dedicare alla lettura libera di libri accattivanti, riviste adeguate all’età e fumetti.

Ho lavorato per un periodo in una scuola primaria dove i bambini avevano a disposizione una piccola biblioteca di classe: potevano scegliere un libro da leggere a seconda dei propri gusti ed erano abituati a dedicarsi a questa attività sia in momenti prestabiliti, sia in momenti “vuoti” (ad esempio quando finivano prima degli altri una verifica e dovevano aspettare i compagni, oppure dopo la mensa). Sceglievano di leggere, nulla era imposto, e funzionava!

Siete curiosi di conoscere altre strategie per rendere l’insegnamento più creativo? Nel post della prossima settimana ne vedremo insieme altre...

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